Nero come la notte e affascinante come le stelle: ecco a voi il gatto nero.
Il gatto nero non appartiene in realtà a nessuna razza specifica, si tratta di una particolare colorazione che il manto dell’animale acquisisce per via della pigmentazione più scura della pelle. Di fatti, anche se privo di pelo, esistono esemplari neri del gatto egiziano sphynx, che ricordano fedelmente le statue della dea Bastet.
Protagonista da secoli di innumerevoli leggende e superstizioni, il gatto nero è in realtà un animale dall’aspetto molto affascinante e, a prescindere dalla razza, il suo manto nero gli conferisce un particolare eleganza che lo contraddistingue fortemente dagli altri esemplari di gatto domestico.
Per questo motivo, nonostante le infondate superstizioni che lo circondano, i gatti neri sono tra i più amati e ricercati. In Scozia, Inghilterra e, soprattutto, Giappone, è addirittura considerato un talismano portafortuna che ogni famiglia dovrebbe avere.
Indice
L’enigmatico colore nero del gatto: da cosa è dovuto?
Sarà per la loro capacità di mimetizzarsi nella notte o forse per la loro peculiare bellezza e unicità, i gatti dal manto scuro sono gli esemplari che da sempre colpiscono maggiormente l’immaginario collettivo, tra cui anche artisti e scrittori – come il pittore Edouard Manet o lo scrittore contemporaneo Louis Sepulveda.
La particolare pigmentazione nera del gatto dipende dalla presenza di un gene il B (black) di cui esistono tre alleli: “B” (Grande B), “b” e “bl”. Di tutto il gruppo, l’allello dominante è il Grande B, di cui dipende la colorazione nera del manto. Gli altri alleli determinano il colore cioccolato (“b”) e cinnamon (“bl”), in ordine decrescente per capacità dominante.
Il Grande B è un gene che prevale su tutti gli alleli del gruppo B, motivo per cui i gatti neri sono più diffusi tra i randagi o quando non si predispone l’allevamento e l’accoppiamento selettivo.
Ma quante razze di gatti neri esistono?
Proprio a causa della loro diffusione, la pigmentazione nera è presente tra diverse razze di gatti.
I gatti neri europei sono ovviamente molto comuni, ma spesso non sono realmente neri: più spesso sono interamente o parzialmente striati a base nera, questo a causa di un altro gene capace di dominare anche il gruppo B, il gene aguti.
I gatti neri con pedigree, invece, sono caratterizzati da manto scurissimo e da occhi spesso gialli, a volte anche azzurro cielo. Generalmente si contraddistinguono per essere animali dal temperamento docile e fedele verso gli esseri umani – tuttavia è un gatto che risente ancora molto delle sue origini selvatiche, quindi non appena gli è possibile scappa per gironzolare libero.
Vediamo quali sono le razze più apprezzate e in cosa differiscono.
Gatto Sphynix Nero
Nel caso dello Sphynix nero, l’assenza di pelo e la pigmentazione scura rendono questo animale davvero particolare. Sebbene richieda qualche accortezza in più per quanto riguarda la cura della pelle, questa razza sa ben compensare con un carattere docile e sveglio. A differenza delle altre razze, lo Sphynix ha bisogno di essere lavato almeno una volta a settimana onde evitare possibili infezioni e malattie della pelle. Per quanto riguarda invece l’alimentazione, una dieta sana per gatti adulti, ricca di acidi grassi polinsaturi, può aiutare a prevenire irritazioni e dermatite.
Gatto Devon Rex Nero
Il Devon Rex nero è una delle possibili colorazioni che questa particolare razza offre, insieme a quelle dalle sfumature blu. Il loro manto è corto ma riccio e si distingue per la sua figura snella e una muscolatura accentuata. La coda è lunga e stretta e il muso è piccolo delle grandi orecchie. Ha un carattere molto docile ed è portato per il gioco, ideale per un ambiente familiare. Non ha bisogno di particolari cure ma ha una certa tendenza ad ingrassare, come capita anche con i gatti di razza siamese, ai quali somigliano per struttura.
Gatto Maine Coon Nero
Questo super gatto ricorda molto la struttura della lince. Le sue dimensioni sono decisamente sopra la media, può arrivare a pesare fino a 9 kg. Il suo manto è folto e molto spesso, con funzione impermeabile. Tra le possibili colorazioni del manto, la nera non è una delle più strane. Il pelo non richiedi particolari attenzioni, se non quelle minime come per qualsiasi altra razza. È un animale adatto al contatto con l’umano, anzi, cerca l’interazione e miagola spesso, ama la compagnia e il gioco costruttivo. Per il suo benessere psicofisico si consiglia un ambiente stimolante.
Gatto Bombay Americano Nero
È sicuramente il gatto nero per eccellenza: il gatto Bombay americano è un gatto dal nome esotico, concesso dalla sua somiglianza con la pantera nera indiana. La sua origine è però statunitense ed è il risultato dall’incrocio tra il gatto americano a pelo corto e il gatto burmese. Il suo manto è nero lucido, gli occhi sono per lo più gialli e l’andatura è snella ed elegante. Senz’altro è il gatto nero più conosciuto è diffuso fra le famiglie di tutto il mondo.
Gatto British Shorthair Nero
Il British Shorthair nero è un esemplare caratterizzato da corpo tondeggiante, grosse zampe, testa rotonda e naso dritto. Le sue origini sono britanniche e ciò che lo rende riconoscibile è il suo caratteristico manto: molto folto e soave. Oltre alla sua morbidezza, anche il colore è decisamente riconoscibile: il color nero del British Shorthair a volte può avere riflessi blu o grigi (nero fumo). Caratterialmente sono giocherelloni e di compagnia, difficilmente graffia o morde, sono gatti con una grande capacità di adattamento per cui non fanno fatica ad abituarsi a stare da soli.
Gatto Angora Nero
Di questa specie la versione bianca è quella più diffusa e ricercata (un tempo considerata l’unica ufficiale della razza) ma esistono ad oggi diverse varietà e colorazioni. L’Angora Turco è originario dalla Turchia, dalla città di Ankara (un tempo conosciuta come “Angora”) e si pensa sia alla base di altre razze a pelo medio-lungo come il persiano (dall’incrocio con il British Longhair) e il Maine Coon. Tra le pigmentazioni più particolari troviamo: l’Angora Turco nero tigrato, l’Angora Turco nero tartarugato grigio e L’Angora Turco nero uniforme. Questa razza ha un’eleganza naturale che la contraddistingue ed è molto docile in ambiente familiare, è curioso ed intelligente e ama giocare a nascondino!
Gatto Persiano Nero
Pur essendo un nome certamente già conosciuto, il gatto Persiano nero è in realtà un esemplare molto raro da trovare ed è anche difficile mantenere il colore scuro poiché il suo pelo è così delicato che, se non pettinato adeguatamente o se esposto troppo all’esposizione solare, rischia di assumere sfumature rossastre.
La corporatura è esattamente come quella degli altri esemplari della razza – coda vaporosa, naso schiacciato, testa tonda e larga. Dal portamento elegante e di carattere per lo più giocoso e vivace.
L’origine della superstizione
[…] era un animale eccezionalmente forte e bello, tutto nero, e straordinariamente sagace. Quando parlava della sua intelligenza, mia moglie, che in cuor suo era non poco imbevuta di superstizione, alludeva spesso all’antica credenza popolare che considerava tutti i gatti neri streghe travestite.
Il gatto nero, Edgar Allan Poe
La leggenda secondo cui il gatto nero sia portatore di sfortuna deriva da una storia ormai millenaria che fonda le sue radici in false credenze, tanto religiose come profane.
Tutt’ora questo felino è spesso associato alla cattiva sorte, tanto è così da portare l’Associazione Italiana per la Difesa degli Animali e l’Ambiente a dare origine al Gatto Nero Day, che si svolge ogni anno a novembre nella giornata del 17 (numero sfortunato per i superstiziosi).
Ripercorriamo insieme la storia del suo mito:
Il gatto nero si circonda di fama negativa durante gli anni del Medioevo: sono i secoli caratterizzati dalle persecuzioni religiose e dalla superstizione per eccellenza. La fortissima impronta religiosa accompagnata dall’ignoranza scientifica, finirono coll’attribuire poteri oscuri non solo a animali come il gatto nero ma anche a donne e uomini comuni accusati di stregoneria.
Oltre ai falsi miti religiosi di cui ancora oggi questo felino paga lo scotto, un altro motivo per cui il gatto nero veniva considerato presagio di morte è da imputarsi proprio al suo colore: il manto scuro si confondeva nella notte e quando una carrozza attraversava la strada, i cavalli non riuscivano a distinguerlo nel buio della notte. I cavalli, impauriti dalla loro presenza, e dai loro occhi gialli, si imbizzarrivano facendo così cadere moltissime carrozze.
Storia di un mito sacro
Nonostante ancora oggi sia molto diffusa la credenza che il gatto nero sia portatore di sventure, è bene ricordare che questa leggenda non vale in tutte le parti del mondo: in paesi come il Giappone, la Scozia o l’Inghilterra i gatti neri sono considerati dei veri e propri portafortuna e sono in un certo senso gatti “prediletti”.
Per capire da dove nasce la teoria che vede il gatto – soprattutto se nero – un vero e proprio talismano portafortuna, dobbiamo tornare indietro fino ai tempi più antichi, tempi in cui ancora si aveva un rapporto di complicità e venerazione verso questo misterioso animale.
Com’è noto, il popolo che più di tutti considerava il gatto un animale sacro e dalle doti magiche era il popolo degli Antichi Egizi. Inizialmente gli egizi addomesticarono i nostri amici felini solo per scopi puramente pratici; come gli antichi marinai e pirati portavano sempre un gatto sulla barca per debellare i topi, così anche gli egizi cercarono di introdurre in ogni casa un gatto che fungesse da deterrente per i frequenti roditori che rovistavano tra i viveri.
Con il passare del tempo, il gatto assunse un ruolo fondamentale anche dal punto di vista spirituale, tanto da esser scelto per incarnare una delle più potenti e venerate divinità egizie: Bastet, dea dal corpo di donna e testa di gatto nero, protettrice della casa, della famiglia, dea della fertilità e della chiaroveggenza. Anche la sorella Sekhmet, dea della preveggenza, era raffigurata con elementi chiaramente felini, con un vago richiamo più al corpo di una leonessa.
Con la dea Bastet, nacque quindi il culto del gatto: per loro furono emanate addirittura leggi che ne impedivano l’espatrio al di là dei confini dei territori di dominio dei faraoni ed erano talmente tanto tenuti in considerazione anche nel quotidiano che quando un gatto moriva, le persone della famiglia dovevano rasarsi le sopracciglia in segno di lutto.
Il suo corpo, inoltre, veniva mummificato con la stessa procedura riservata agli esseri umani prima di offrire la loro salma alla dea Bastet.
Dopo l’antico popolo Egizio, il culto del gatto andò a scemare ma i suoi strascichi arrivarono fino al popolo Celtico (famosa è la leggenda del Sith Cath, il gatto fata dagli occhi verde smeraldo e le lunghe orecchie) e ai popoli Greci e Romani, che consideravano i gatti – specialmente quelli neri – misteriosi animali dalle potenti doti magiche. Si tratta anche qui di leggende che sfiorano i confini della magia e del mistico, fondate però su qualcosa che certamente è evidente anche ai giorni nostri: i gatti, soprattutto se dal manto scuro, sono creature indipendenti dotate di un aura misteriosa che l’uomo non potrà mai comprendere fino in fondo.