Quando si resta incinte e una nuova creatura inizia a crescere nel nostro corpo, sono molte le cose che cominciano a cambiare nella nostra vita, e si modificheranno ancora di più con l’arrivo del bebè. Se tra i membri della nostra famiglia c’è un gatto, qualcosa cambierà sicuramente anche per lui, ma non c’è nessuna necessità di cercare un’altra casa per il nostro micetto. Sicuramente avrete sentito parlare della toxoplasmosi e della possibilità che venga trasmessa dai gatti. E potreste iniziare a temere sia per la sicurezza del neonato sia per la tranquillità del vostro felino con i cambiamenti che avverranno in casa. Ma esistono dei metodi per garantire una serena convivenza di tutti i membri della famiglia nonostante la grandissima novità che sta per arrivare.
Indice
Gravidanza e toxoplasmosi: cosa c’è di vero e quali sono i miti da sfatare
Il primo “problema” da affrontare è la toxoplasmosi. Il toxoplasma è un parassita che provoca un’infezione che passa spesso inosservata negli adulti in quanto risulta asintomatica. Ma può essere un grosso problema se viene contratta in gravidanza o poco prima che la donna rimanga incinta: l’infezione può infatti essere trasmessa al feto, nel quale può provocare gravi problemi al cervello o alla vista che si possono manifestare già alla nascita ma anche successivamente con la crescita.
Non c’è quindi da prendere sotto gamba questo parassita, e infatti tra i primi esami del sangue che si effettuano in gravidanza c’è proprio quello che verifica se nella futura mamma sono già presenti gli anticorpi, ovvero se c’è già stata un’infezione in passato ormai guarita. In questo fortunato caso, la gestante non rischia di contrarre nuovamente la toxoplasmosi e potrà fare a meno di seguire una serie di regole a cui le altre future mamme dovranno invece attenersi con rigore.
È vero che i gatti possono trasmettere la toxoplasmosi?
La risposta è sì. Ma è importante conoscere nel dettaglio come diventano vettori di questa infezione per evitare di creare inutili spauracchi. I gatti possono infettarsi col toxoplasma mangiando roditori, uccelli e altri piccoli animali. Quindi, se il vostro gatto vive esclusivamente in casa sarà molto improbabile che contragga questo parassita (anche se non impossibile, attenzione). Il toxoplasma passa poi nelle feci, ed è proprio agli escrementi che dobbiamo prestare molta attenzione, in quanto possono trasmettere l’infezione fino a 3 settimane dopo che il gatto l’ha contratta. I gatti adulti, se hanno già avuto la toxoplasmosi, più difficilmente trasmetteranno il contagio. La lettiera diventa quindi un possibile punto di contagio, ad esempio se distrattamente ci tocchiamo la bocca dopo averla pulita. Invece i gatti che escono di casa e i randagi prediligono il terreno morbido come quello che si trova negli orti o anche nei vasi dei fiori per espletare i proprio bisogni. Bisogna quindi prestare particolare attenzione a non fare giardinaggio senza guanti ed evitare di mangiare frutta e verdura crude che non siano state adeguatamente lavate o sbucciate.
Bisogna allontanare il gatto da casa se si rimane incinte o se si sta progettando di avere un bambino?
Assolutamente no. Sarà però necessario seguire le seguenti regole per ridurre il rischio di infettarsi col toxoplasma:
- evitiamo di cambiare la lettiera; se nessun altro in casa può occuparsene, indossiamo dei guanti usa e getta e laviamoci con cura le mani subito dopo, facendo attenzione a non toccarci il viso nel mentre;
- cambiamo la lettiera ogni giorno, in quanto le feci possono rimanere contagiose fino a 5 giorni dopo che sono state depositate, quindi è bene liberarcene subito e far trovare la lettiera pulita al gatto;
- diamo da mangiare al gatto cibo secco o umido preconfezionato, in quanto la dieta raw (con alimenti crudi) o la carne poco cotta possono essere contaminate col toxoplasma;
- teniamo il gatto in casa;
- evitiamo di toccare i gatti randagi, specialmente i gattini, ed evitiamo di adottare un nuovo gatto durante la gravidanza;
- teniamo le sabbiere dove giocano i bambini coperte per evitare che i gatti le usino come wc;
- indossiamo i guanti se dobbiamo toccare la terra o la sabbia, e laviamoci le mani subito dopo;
- se proprio non possiamo fare a meno di mangiarli, laviamo accuratamente frutta e ortaggi crudi, preferibilmente con bicarbonato o altri prodotti disinfettanti, anche se sarebbe preferibile evitarli del tutto e mangiarli solo cotti o sbucciati;
- infine, anche se questa ultima regola non ha a che fare con i gatti, è importante anche non mangiare alimenti crudi o non del tutto cotti come carne, pesce, uova, ma anche latte e formaggi non pastorizzati e conserve di provenienza casalinga o artigianale che non siano stati sottoposti a determinati processi di produzione volti a neutralizzare i parassiti.
La toxoplasmosi in gravidanza si può curare?
Sì, nel malaugurato caso che la toxoplasmosi venisse contratta proprio durante la gestazione esistono dei farmaci in grado di curarla. Futura mamma e bebè dovranno poi essere monitorati per tutti i nove mesi e anche dopo la nascita del piccolo.
La donna che ha contratto il toxoplasma in gravidanza può allattare?
Sì, se la mamma è in salute può allattare il figlio anche se ha avuto la toxoplasmosi durante la gestazione. Non ci sono infatti studi che documentino la trasmissione del toxoplasma attraverso il latte materno umano. Il contagio è invece teoricamente possibile se la donna soffre di ragadi e sanguinamenti del capezzolo o infiammazioni del seno nelle settimane immediatamente successive a un’infezione acuta da toxoplasma (quando il parassita è quindi ancora in circolo nel suo sangue). Le mamme immunodepresse possono poi avere l’agente patogeno in circolo per un periodo più lungo. In linea di massima comunque la trasmissione attraverso l’allattamento è un’eventualità piuttosto rara.
Reazioni dell’animale alla gravidanza: la percezione del felino
I gatti sono da sempre ritenuti degli animali magici, e questo dipende forse anche dalla loro incredibile capacità di percepire cose che sfuggono invece ai sensi di noi umani. Questo vale anche per la gravidanza delle loro umane, che si manifesta soprattutto con un cambiamento dell’odore legato ai particolari ormoni che vengono prodotti durante i 9 mesi. Inoltre, i mici amano acciambellarsi in grembo, e sono quindi in grado di percepire i movimenti del feto fin da subito. Il peloso di casa percepisce la nostra gioia mentre ci accarezziamo la pancia, e ne diventa partecipe.
Certo trovarsi faccia a faccia (o meglio, faccia a muso) con il nuovo arrivato sarà poi tutta un’altra questione. Per aiutarlo in questo grande cambiamento, possiamo dire il nome del bambino mentre ci accarezziamo la pancia con amore, in modo che il gatto possa associare emozioni positive al nascituro, anche quando se lo troverà davanti.
È poi importante lasciarlo libero di esplorare le novità che compariranno in casa come culle, lettini, sdraiette, ecc. Copriamole con dei teli se non vogliamo che si riempiano di peli, ma impedire al micio di avvicinarsi a questi oggetti potrebbe mal predisporlo al nuovo arrivo, oltre che accrescere all’inverosimile la sua curiosità e renderli così ancora più attraenti.
Dopo il parto: la sicurezza
Con l’arrivo a casa del neonato, ci saranno grandi cambiamenti per tutta la famiglia, gatto compreso, ed è necessario adottare alcuni accorgimenti per garantire una serena convivenza fra tutti.
Un pensiero che spesso preoccupa la neomamma è che il gatto possa saltare nella culla mentre il bambino dorme, soffocandolo. Sappiamo infatti che fino ai 12 mesi di età del bambino bisogna prendere molti accorgimenti per prevenire la SIDS (o morte in culla), ad esempio non facendo dormire il bambino a pancia in giù finché non riesce a girarsi da solo, evitando di mettere nel lettino paracolpi, peluche, coperte che possano finire sulla faccia del neonato, ecc. C’è da dire che difficilmente il gatto di casa sarà ansioso di condividere la culla con il nuovo arrivato, ma tenderà piuttosto a girargli alla larga, almeno nel primo periodo.
Per questo è importante permettergli di esplorare gli oggetti del bambino mentre ancora siamo incinte, così da evitare che la curiosità spinga il micio a volerci entrare per forza quando ci sarà il neonato che dorme. Se il felino si dimostra curioso, lasciamolo sbirciare nella culla, ma se prova a entrarci mentre c’è il bambino diciamo “no” con fermezza ma senza usare un tono minaccioso, prendiamolo in braccio e coccoliamolo, o se non è in vena rimettiamolo semplicemente sul pavimento.
Detto ciò, la possibilità che il gatto voglia farsi un pisolino vicino al bambino non è da escludere, in particolare se si tratta di un micio particolarmente coccolone. Sarà quindi importante scegliere per i pisolini del bebè una stanza da cui possiamo chiudere fuori il gatto. Il bambino ovviamente andrà sempre controllato con la nostra presenza o con un babymonitor.
Facciamo poi attenzione ai graffi: il micio potrebbe essere tentato di afferrare quei piedini e quelle manine che vede agitarsi e sbucare dai vari supporti per neonati. Vale quindi sempre la regola di sorvegliare a vista sia il gatto che il neonato quando si trovano nella stessa stanza. Un piccolo graffietto non sarà un grande problema, ma in caso capitasse meglio disinfettare subito la cute del bambino e prendere precauzione perché non ricapiti.
Quando il neonato crescerà e inizierà prima a gattonare e poi a camminare, i ruoli si invertiranno, e dovremo fare attenzione che non sia il bambino a fare del male al gatto invece che viceversa. La sorveglianza nelle interazioni tra i due sarà sempre necessaria finché nostro figlio non sarà abbastanza grande da potersi relazionare con il gatto senza fargli del male e senza provocare sue reazioni indesiderate.
L’igiene in casa
L’igiene non deve invece essere una grande preoccupazione per la neomamma. Se vogliamo evitare che i supporti dove passa il tempo il neonato si riempiano di peli, copriamoli con dei teli quando non sono in utilizzo. Puliamo poi la lettiera quotidianamente e laviamola con prodotti disinfettanti almeno una volta a settimana, per evitare che residui di escrementi vengano portati in giro per casa. Vi consigliamo l’uso di lettiere biodegradabili che posso essere gettate direttamente nel wc per facilitare il compito e sono atossiche per quanto riguarda le polvere sottili che se ne possono liberare nell’ambiente durante la pulizia.
Quando il bimbo inizierà a gattonare, dovremo fare il possibile per impedirgli di avvicinarsi alle ciotole e soprattutto alla lettiera, e sarà necessario prestare particolare attenzione anche alla pulizia del pavimento. Ma vi accorgerete presto che è impossibile impedire a un bambino che gattona di toccare (e spesso mettersi in bocca) cose disgustose. Quindi fate il possibile per evitarlo ma mettete in conto che capiterà, e oltre a lavargli le mani quando succede potete solo rassegnarvi al fatto che “si sta facendo gli anticorpi”, come spesso si sente dire.
La convivenza tra gatto e neonato
Per garantire al felino di casa la sua serenità, sarà importante posizionare cibo, acqua e lettiera in posti appartati della casa. Il momento dei pasti e dell’espletamento dei bisogni fisiologici richiedono infatti privacy e tranquillità, possibilmente lontani da un bebè che piange.
Sarà poi normale avere la casa invasa dai visitatori, e al micio serviranno dei nascondigli dove andare a rifugiarsi indisturbato se ne sentirà l’esigenza.
Cerchiamo poi di dedicargli dei momenti di coccole o di gioco tutti per lui proprio come facevamo prima che arrivasse il nuovo membro della famiglia, e lasciamolo libero di avvicinarsi al bebè o di girargli alla larga, come preferisce. Ogni gatto ha infatti il suo carattere, e non tutti reagiranno allo stesso modo. E di sicuro ci vorranno settimane, mesi o forse addirittura anni per arrivare a creare una relazione stabile con il bambino, che crescendo cambierà le proprie interazioni col felino, passando da essere un neonato che sta solo in braccio o sdraiato da qualche parte, a un gattonatore pronto a inseguire il micio di casa, e infine un bipede che rincorre il suo animale con intenzioni più o meno gradite dal peloso.
Possibile gelosia del gatto nei confronti del neonato: approcci consigliati
La gelosia è purtroppo un’eventualità di cui tenere conto, e anche il più dolce dei gattini potrebbe iniziare a manifestare un comportamento anomalo con l’arrivo del bebè. Un neonato richiede tantissime attenzioni e difficilmente ci resterà molto tempo libero per starcene sul divano a oziare col nostro micio che ci dorme pacifico in braccio.
Inoltre, come detto prima, potrebbe essere necessario per una questione di sicurezza escludere il gatto da una stanza dove magari prima entrava e usciva a suo piacimento. Se ad esempio il nostro peloso dovesse essere abituato a dormire nella stessa stanza con noi, sarà meglio iniziare ad abituarlo già in gravidanza a trovare un altro posto per la notte. Per prevenire la SIDS, si consiglia infatti di far dormire i neonati con i genitori per almeno i primi sei mesi di vita, e purtroppo un micio che si aggira indisturbato mentre noi dormiamo può essere un problema per quanto riguarda le regole di prevenzione della morte in culla. Abituarlo a questa piccola esclusione già durante la gravidanza dovrebbe contribuire a rendere l’arrivo del neonato meno traumatico, e il gatto potrà essere riammesso in camera quando il bambino sarà più grande, se così desideriamo.
Con tutti questi cambiamenti e il piccolo umano che assorbe tutte le energie dei genitori, è del tutto normale che il gatto possa cercare di attirare l’attenzione facendo qualche dispettuccio. La prima cosa da fare è cercare di ritagliarci del tempo da dedicare al peloso di famiglia, mostrandogli affetto con coccole e momenti dedicati al gioco.
Se questo non dovesse bastare, possiamo addestrare il nostro gatto per insegnargli nuovi trucchetti e mettere fine ai comportamenti indesiderati. Sicuramente sarà più complicato che educare un cane per la natura libertina che caratterizza i felini, ma non impossibile.
Evitiamo di urlare e usare la forza per contenere la gelosia del gatto nei confronti del neonato: in questo modo finiamo per dare al gatto l’attenzione che tanto desidera e, anche se si tratta di attenzione negativa, per il gatto è sempre meglio di niente, e questo lo spingerà a perpetrare il comportamento indesiderato.
Quello che dobbiamo fare è invece rinforzare le associazioni positive con il bambino. Ad esempio, possiamo posizionare dei vestiti che sono stati indossati dal bebè nei posti di riposo preferiti dal micio, oppure vicino alla sua ciotola, per favorire l’associazione dell’odore del neonato a sensazioni positive.
Coccoliamo a lungo il nostro pelosetto e diamogli una ricompensa mentre teniamo il bambino in braccio o quando siamo vicine alla culla. Questo dovrebbe aiutare a far diminuire la gelosia e il senso di insicurezza del gatto. E quando ci sentiamo più tranquille, possiamo lasciare che il micio si avvicini al bebè e lo annusi.
Premiamo i comportamenti che ci piacciono e stoppiamo immediatamente quelli indesiderati con un deciso “no” e rimuovendo il gatto dalla stanza per qualche secondo.
Col tempo il gatto di casa potrebbe diventare molto affezionato e persino protettivo nei confronti del neonato. Se lo vedete che si struscia sulla culla o su di voi mentre avete in braccio il bambino, è un ottimo segno. In altri casi potrebbe invece mostrarsi semplicemente indifferente, e andrà bene così.
Cosa fare se il gatto si dimostra aggressivo
Discorso diverso va fatto se il gatto dovesse dimostrarsi aggressivo. Cerchiamo innanzitutto di lasciargli tempo e spazio, senza fargli pressioni e senza insistere troppo con le coccole se non sembra averne voglia. Se si mostra alquanto agitato, assicuriamoci di offrirgli un ambiente dove potrà trovare il modo di sfogare le sue energie senza che nessuno si faccia male, ad esempio con dei giochi che non rischino di farci graffiare.
Alcuni mici abbandoneranno il comportamento aggressivo dopo un breve periodo di assestamento e con la giusta dose di attenzioni positive e “no” decisi quando necessario. Ma se la situazione dovesse rivelarsi difficile da gestire possiamo rivolgerci a un consulente per il comportamento dei gatti o al veterinario.
Non sempre infatti i proprietari dei gatti possiedono le giuste conoscenze o competenze per capire quale sia la strada migliore da intraprendere, e può capitare che pensando di fare bene si ottenga invece il risultato opposto a quello desiderato. Con un po’ di lavoro e il giusto aiuto da parte di un esperto di comportamento felino sarà possibile risolvere anche situazioni che possono sembrarci alquanto difficili.
Benefici del rapporto gatto-bambino
Se riusciamo a superare qualche piccola difficoltà che potremmo incontrare all’inizio, il nostro micio si affezionerà al nuovo arrivato come agli altri membri della famiglia e il bambino trarrà grandi benefici dalla convivenza con un amico a quattro zampe. Vediamo nel dettaglio quali sono.
Riduzione dei livelli di stress: è il principio alla base della pet therapy, avere vicino un animale aiuta a ridurre le tensioni emotive e favorisce la felicità.
Compagnia: un gatto è un amico speciale e fidato per un bambino, un nemico della solitudine, specialmente per un figlio unico o per un bimbo con fratelli molto più grandi.
Una lezione di empatia: è importante per i bambini imparare a sintonizzarsi sulle sensazioni e sulle esigenze di un altro essere vivente, così da diventare persone gentili e rispettose nei confronti di chi è diverso.
Principi di biologia: un bambino che convive con un gatto impara presto che esistono forme di vita diverse da noi e che ognuna ha le sue particolarità, come ad esempio una coda per stare in equilibrio o una lingua che sostituisce l’acqua e la spugna per lavarsi.
Minore rischio di sviluppare allergie e asma: diversi studi dimostrano che la convivenza con un gatto in tenera età riduce sensibilmente le possibilità di sviluppare allergie e asma in futuro.
Intrattenimento: i gatti sono degli intrattenitori nati e producono tonnellate di ore di divertimento che vi torneranno molto utili quando dovrete far passare il tempo ai cuccioli a due zampe di casa.
Senso di responsabilità: prendersi cura di un gatto è un gran lavoro, e delegare alcuni compiti al nostro bambino – come ad esempio dare da mangiare al micio – lo aiuterà a sviluppare il senso di responsabilità ottenendo in cambio dei momenti di grande soddisfazione e orgoglio.
Consolazione nei momenti difficili: coccolare un gatto è un ottimo rimedio per far passare la tristezza e consolarsi.
Personal trainer: giocare con un gatto è un ottimo modo per fare attività fisica.
Un modo per fare nuove amicizie: gli altri bimbi vorranno sicuramente venire a conoscere il nostro gatto.
Pazienza: questo è spesso un tasto dolente con i bambini, che faticano a contenere le energie e le emozioni; un gatto però non è sempre disposto a giocare, e può aiutare i piccoli a sviluppare la pazienza e il rispetto in attesa che l’amico peloso sia dell’umore giusto per collaborare.
Condivisione: insegnare ai bimbi a condividere è importante, e gli verrà naturale dare un pezzetto di quello che stanno mangiando al micio di casa o lasciargli un po’ di spazio sul divano.
Amore: un animale domestico insegna sempre una grande lezione sull’amore che sa dare e ricevere.