Imparare a leggere correttamente l’etichetta del cibo che diamo ai nostri cani e ai nostri gatti è di vitale importanza nella prevenzione di malattie. La cura dell’alimentazione si è rilevata una valida alleata nella lotta contro lo sviluppo di tumori e altre malattie metaboliche gravi come il diabete.
Leggere attentamente l’elenco degli ingredienti (composizione) che appare nelle scatolette di cibo umido o nelle confezioni di crocchette è il primo passo verso una maggiore consapevolezza riguardo ai pericoli che si nascondono dietro alle strategie di marketing delle multinazionali del petfood.
Indice
Lista degli ingredienti e percentuali di composizione
Per regolamento CE 767/2009 tutti i marchi europei sono obbligati a riportare la tabella nutrizionale sulle confezioni di mangime che producono e vendono. Queste tabelle si trovano nelle etichette dei prodotti in ordine decrescente di presenza, cioè, dall’ingrediente che si trova in maggiore quantità a quello che rappresenta invece la percentuale minore. Non è un caso che alcuni produttori suddividano le farine all’interno della ricetta in base al tipo: farina di grano, di riso, di mais, etc. Infatti, se dovessero raggrupparle tutte sotto un’unica voce (es. farina di cereali), quest’ultima diventerebbe l’ingrediente presente in maggiore percentuale, al posto della carne: voi comprereste un cibo per cani che ha più del 50% di cereali?
Una dieta equilibrata per un carnivoro come il cane – ancora di più per il gatto (carnivoro stretto) – non dovrebbe contenere cereali per più di un 10% dell’apporto nutritivo.
Nella tabella nutrizionale qui sotto potete trovare una guida alle percentuali che definiscono un mangime di qualità:

E allora la domanda da farci è facile: qual è l’ingrediente che occupa il primo posto nell’etichetta della confezione che do al mio cane o al mio gatto?
Se non si tratta di carne o pesce fresco, se al posto di queste materie prime troviamo come componenti maggioritarie farine animali, proteine disidratate, pollame o altri scarti da macellazione, oppure non vengono dettagliate le percentuali; allora saremo sicuramente davanti ad un prodotto di scarso valore nutritivo. Fate anche molta attenzione alle diverse tipologie di cereali presenti, perché spesso – se sommate – possono superare la presenza di proteine (come abbiamo spiegato sopra).
Componenti analitici: cosa sono e perché sono importanti?
In questo spazio vengono elencate le percentuali dei diversi elementi nutritivi (classificati dal punto di vista chimico): proteine, grassi, fibre e sali minerali.
Proteine grezze
Le proteine sono gli elementi nutritivi più importanti nella dieta dei carnivori. Le loro catene sono composte da amminoacidi che vengono scomposti durante la digestione, per essere poi assemblati nella sintesi dei diversi tipi di cellule a sostegno delle funzioni vitali dell’organismo. Imprescindibili dunque non solo per la funzione muscolare, ma anche per quella immunitaria. Devono perciò essere presenti in percentuali ricche, tali da garantire il fabbisogno quotidiano dell’animale. Un mangime secco (crocchette), con una percentuale di proteine troppo bassa, non garantisce un corretto apporto nutritivo. Se protratto a lungo, questo deficit proteico può favorire lo sviluppo di malattie.
Qual è la percentuale giusta di proteine grezze che deve contenere un alimento secco per cani o gatti perché venga considerato di qualità?
Anche se per legge i valori possono essere al di sotto, è bene scegliere ricette che dichiarino più del 24% di proteine grezze per i cani adulti (meglio se nobili, ovvero di origine animale); mentre per i cuccioli e per i gatti la percentuale dovrebbe aggirarsi intorno al 28%-30% (arrivando sino al 35% per i gattini).
Non è pollo, ma pollame. Il problema dei derivati della carne e delle farine animali.
Non tutte le proteine sono uguali. La qualità delle proteine va di pari passo con il loro grado di digeribilità. Cani e gatti digeriscono molto meglio le proteine nobili della carne fresca rispetto a quelle di origine vegetale. Il costo di quest’ultime è nettamente inferiore (per esempio quelle provenienti dalla soia); perciò è molto frequente trovare proteine provenienti dai legumi, che però non hanno lo stesso valore nutritivo. Ecco perché vanno lette tutte e due le etichette: quella con la lista completa degli ingredienti e quella con i componenti analitici.
Capita sempre più spesso di sentire parlare di soggetti allergici al pollo. In molti casi si procede alla sostituzione del prodotto alimentare senza prima constatare se effettivamente sia proprio la carne di pollo l’ingrediente che scatena la reazione allergica, oppure se i responsabili siano i suoi derivati. Qualora non siano diagnosticate da un medico veterinario, le allergie alimentari non vanno date per scontate. Nella maggior parte dei casi queste allergie al pollo vengono sviluppate dopo mesi (o anni) di somministrazione di mangime a base di pollame: zampe, piume, becchi e altri prodotti di scarto macellati. Additivi e antiossidanti artificiali, aggiunti in fase di estrusione per garantire la conservazione dei grassi, fanno il resto.
I grassi grezzi
I grassi servono a dare energia all’organismo ed è il loro metabolismo a fornire il combustibile necessario alle attività quotidiane. Sono indispensabili all’interno di una dieta bilanciata, perciò devono essere aggiunti al mangime secco che ne è sprovvisto.
Non vi è una percentuale ideale di grassi da indicare, giacché il loro consumo dipende molto dal grado di attività dell’animale. La legge prevede un valore intorno al 5-10%. Come per le proteine, anche la qualità è importante nel determinare la loro bontà nutritiva.
Non tutti i grassi sono uguali. L’industria tradizionale del petfood ricorre spesso ad oli vegetali di bassa qualità per motivi economici o di profitto. Normalmente sono rubricati sotto la voce generica: “oli vegetali”, senza che venga indicata la loro provenienza. I grassi da considerare buoni sono quelli che contengono una percentuale relativa di Omega 6 vs Omega 3 in un rapporto di almeno 4:1. Ossia: un grammo di Omega 3 per ogni 4 grammi di Omega 6. Se il rapporto è sbilanciato a favore di quest’ultimo, si avrà un effetto pro-infiammatorio come avviene spesso nei casi di obesità. Fonti ricche e salutari di Omega 3 sono: l’olio di semi di lino, l’olio di canapa, l’olio di merluzzo e salmone. Essi vanno integrati nella dieta, se necessario.
Le ceneri grezze
Le ceneri grezze sono l’equivalente dei sali minerali riportati nelle etichette degli alimenti per gli esseri umani. Si chiamano così perché costituiscono il residuo secco dopo l’incinerazione dell’alimento. È attraverso questo processo che si individuano i quantitativi dei diversi componenti nutritivi. Sebbene non esista una percentuale minima di ceneri grezze, tuttavia esiste una dose minima raccomandata per ognuno dei minerali. In particolare, i produttori sono obbligati a dichiarare le quantità di calcio e fosforo (valori minimi legali per le crocchette sono 0,6% e 0,5% per cani e di due decimi in più per i felini). Il rapporto ceneri-proteine è quello che determina la qualità della formula/ricetta. Per essere sicuri di dare un buon alimento ai nostri animali, questo rapporto (proteine/ceneri) deve essere sopra i 4 punti. Per esempio, un 28% di proteine e un 7% di ceneri sarebbe un rapporto ottimale.
L’umidità
L’umidità è un fattore da considerare quando si parla di crocchette. Questo alimento estruso contiene una quantità minima di acqua che lo rende più adatto alla conservazione. Se diamo solo cibo secco al nostro animale da compagnia, allora è indispensabile lasciare sempre una ciotola piena d’acqua a disposizione, poiché questa tipologia di cibo non garantisce il fabbisogno giornaliero di liquidi. La percentuale massima di umidità per questo tipo di mangime è del 13-14%.
I carboidrati
Non sono sempre presenti nell’elenco dei componenti. I carboidrati sono necessari per amalgamare l’intera miscela durante l’estrusione. La loro percentuale, pur tecnicamente necessaria, dovrebbe essere la più bassa possibile. Anche in questo caso sono da preferire le farine di cereali a basso contenuto glicemico, come quella di riso.
Per calcolare la loro percentuale è sufficiente sottrarre quella degli altri componenti dichiarati dal 100% del prodotto integro:
100- proteine-fibre-grassi-umidità= carboidrati
Additivi: Conservanti e Antiossidanti
Gli antiossidanti artificiali sono conservanti sintetici che vengono aggiunti per evitare l’irrancidimento dei grassi contenuti nella formula dei cibi industriali. Esistono anche quelli di origine naturale, come la Vitamina E (tocoferoli) o la Vitamina C (acido ascorbico) e sono anche frequenti gli estratti di erbe come il rosmarino; ma il loro costo è decisamente più alto e non tutti i produttori sono disposti a utilizzarli. Il più grande pericolo associato agli antiossidanti artificiali è il fatto che possono non essere dichiarati qualora siano già presenti nelle farine impiegate precedentemente per comporre la miscela finale. L’azienda produttrice, insomma, potrebbe acquistare queste farine presso aziende terze che impiegano queste sostanze tossiche, senza poi essere obbligata a dichiararle nel loro prodotto finale. Alcuni di essi, come il BHT (butilidrossitoulene) o il BHA (butilidrossianisolo) sono in grado di provocare effetti collaterali gravi nel lungo utilizzo, come lesioni epatiche o renali. Altre sostanze tossiche, come addensati o nitrati, possono essere presenti nelle produzioni industriali di bassa qualità.
Sono dunque da preferire i marchi e le ditte che utilizzano conservanti e antiossidanti di origine naturale. Sul nostro store, troverete solo prodotti che soddisfano tutti i requisiti nutrizionale sopra descritti. Inoltre, se decidi di registrarti alla nostra Newsletter otterrai uno sconto speciale di benvenuto!